domenica 17 febbraio 2019

Antropologia Malinowski


Secondo Malinowski la cultura è un secondo ambiente: un complesso di istituzioni, idee, tecniche, credenze degli esseri umani creano per rispondere ai bisogni fondamentali della loro vita. Queste creazioni corrispondono a una serie di norme, quali possono essere l'economia, la parentela, l'educazione, la politica ecc. Tutte queste attività danno vita a degli imperativi 
strumentali, nel senso che gli esseri umani devono comportarsi in alcuni modi piuttosto che in altri, per adeguarsi alle aspettative sociali. Vi sono gli imperativi integrativi, che consentono appunto di integrare i comportamenti in vista si uno scopo. Tali imperativi sono la religione, la magia e la conoscenza, ognuna delle quali dà risposte a problemi differenti.



Sociologia Max Weber

MAX WEBER


LA RAZIONALIZZAZIONE  

La attenzione di Max Weber venne attirata dall'industrializzazione come processo vasto che potrò alla nascita del capitalismo e dell'economia industriale, che egli chiama processo dirazionalizzazione.
Anche il tedesco Max Weber si trova a riflettere sull'evento storico della società industriale, mettendone in luce alcune caratteristiche molto importanti. 

Da sempre l'umanità cerca di spiegarsi ciò che le accade intorno, attribuendo gli eventi a delle cause, a dei motivi. Ma molto diversi sono l'atteggiamento dell'uomo pre moderno e l'atteggiamento di quello moderno di fronte a ciò che non si capisce, di cui non comprendiamo le cause. Mentre il primitivo per spiegare ciò che non capisce ricorre a delle forze oscure e sovra mondane, l'uomo razionalizzato della società occidentale pensa che nulla sia di principio inesplicabile.
Per Weber la razionalizzazione della società è quindi quel processo attraverso cui la fede nell'esistenza di cause in linea di principio comprensibili per tutti i fenomeni naturali.


LA SECOLARIZZAZIONE

Un fenomeno parallelo alla razionalizzazione è, logicamente, una progressiva secolarizzazione della società, cioè la perdita di valore delle credenze religiose e superstiziose tradizionali a vantaggio di comportamenti più laici e razionali. 



L'ETICA PROTESTANTE E LO SPIRITO DEL CAPITALISMO

Il calvinismo è il miglior esempio di come la razionalizzazione opera nell'amibto religioso. Uno dei cardini della teoria calvinista è la dottrina della predestinazione, secondo la quale il nostro destino è segnato dall'eternità poiché Dio ha già disposto la nostra personale dannazione o salvezza.    

venerdì 8 febbraio 2019

(Pedagogia) Umanesimo

ALBORI DELL'UMANESIMO



L’affermazione dell’Umanesimo e della sua proposta educativa in Italia pone numerose questioni di carattere storico. Il Medioevo appare ancora come un periodo lungo e oscuro della civiltà europea, durante il quale si sarebbe “conservato” il patrimonio intellettuale dell’età classica fino al “risveglio” che avrebbe dato vita alla modernità. Questa tendenza a svalutare il Medioevo cominciò a farsi strada con l’opera di alcuni intellettuali che animarono il vasto movimento poi definito con il termine Umanesimo; agli umanisti  stessi si può far risalire l’approccio negativo nei confronti del Medioevo. 

Come dicono gli umanisti l’uomo è un essere che si colloca tra la natura e lo spirito, dotato dell’una e dell’altro e dinamicamente capace di innalzarsi alle più alte vette dello spirito. Nella storiografia letteraria alcuni fanno risalire a Dante Alighieri l’avvio di motivi “umanistici” e “ rinascimentali”, soprattutto per via del contesto sociale ed economico della Firenze trecentesca nel quale l’opera di Dante si colloca. Sul piano letterario è tuttavia a Francesco Petrarca che la maggior parte degli studiosi attribuisce il ruolo di iniziatore della nuova corrente umanistica.


I primi umanisti si diedero a grandi ricerche negli archivi e nei fondi delle biblioteche e dai loro sforzi per ritrovare antichi manoscritti trascurati e studiare così i testi stessi nacque la moderna filologia, una delle acquisizioni di maggior rilievo dell’Umanesimo, anche sul piano educativo. Proprio lo studio filologico connotò infatti la ripresa dell’insegnamento delle lingue classiche, individuandolo come uno degli assi portanti dell’istruzione in età moderna.




domenica 3 febbraio 2019

(Psicologia) LO SVILUPPO EMOTIVO E SOCIALE DEL BAMBINO

LO SVILUPPO EMOTIVO E SOCIALE DEL BAMBINO

CHE COSA SONO LE EMOZIONI
Le emozioni sono definite come stati complessi dell'organismo caratterizzati da fattori psicologici e fisiologici: la paura, ad esempio, è uno stato mentale accompagnato da modificazioni fisiche. Questi cambiamenti rendono l'organismo pronto ad una risposta adattiva, ossia idonea a favorire l'adattamento ad una certa situazione.



IL RUOLO DELLE EMOZIONI

Le emozioni influenzano l'attenzione, la motivazione e gli interessi personali, indicandoci gli scopi verso cui muoverci e aiutandoci a conseguirli. Anche nei processi di valutazione entrano in gioco le emozioni: infatti un oggetto è ritenuto bello o brutto a seconda del fatto che mi piaccia o non mi piaccia e alle esperienze a cui si collega.
Molti studi hanno evidenziato che elementi percettivi, motori, cognitivi ed emotivi interagiscono tra loro nello sviluppo. Uno sviluppo emotivo regolare faciliterà quindi la maturazione cognitiva e sapendo affrontare e gestire le proprie emozioni si riuscirà a mettere in atto la risposta adatta alla situazione che si sta vivendo.
EMOZIONE  E RELAZIONI
Già dalla nascita il bambino è predisposto alla relazione e alla comunicazione di emozioni (rabbia, gioia, tristezza, paura, disgusto) con altri esseri umani. Lo scambio con la madre è la base dello sviluppo emotivo, infatti ella
deve fare da specchio per le emozioni che il bambino prova in modo che il piccolo possa imparare a riconoscerle e ad entrare in contatto con la propria interiorità.
LO SVILUPPO DI SÉ





LA DEFINIZIONE DEL SÉ

Lo sviluppo emotivo del bambino è possibile grazie all'integrazione delle dimensioni cognitive, percettive e motorie con il proprio sé.

il sé è quindi la totalità delle componenti psichiche individuali, che permettono di distinguere ciò che appartiene a se stessi e ciò che invece appartiene alla realtà esterna. Gli studi sullo sviluppo delle emozioni hanno portato diverse teorie.


TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE DI BRIDGES
Secondo la teoria della psicologa canadese Katherine Bridges, i bambini al momento della nascita provano solamente una sorta di generica eccitazione, ossia di emozioni indifferenziate che si manifestano con movimenti disordinati e tramite il pianto. Solo in seguito le emozioni si differenziano.
L'APPROCCIO DIFFERENZIALE DI IZARD
Secondo la teoria di Carroll Izard, il bambino è fin dalla nascita in grado di provare interesse, gioia, disgusto e dispiacere. Queste emozioni svolgono una funzione adattativa e servono per interagire con l'ambiente e per segnalare il proprio disagio.
L'APPROCCIO FUNZIONALE
Secondo la teoria dell'approccio funzionale la funzione delle emozioni sarebbe quella di manifestare e soddisfare i bisogni fondamentali, favorendo il processo di adattamento.
LE EMOZIONI SOCIALI
Con il passare del tempo la gamma delle emozioni che il bambino può provare aumenta e grazie al raggiungimento della consapevolezza di sé il bambino ha la possibilità di sperimentare le prime emozioni sociali. Questa fase avviene durante il primo anno di vita, ossia quando iniziano ad affiorare imbarazzo, invidia e gelosia. Inoltre, nascono anche l'orgoglio, il senso di colpa e la vergogna, emozioni che hanno un valore valutativo.
L'EMPATIA
L'empatia è un emozione molto particolare che consiste nel saper entrare in sintonia con i sentimenti degli altri ed è presente già nei primi 2 anni di vita.  Questa capacità è inizialmente presente come risposta riflessa agli stimoli esterni e successivamente come partecipazione attiva al comportamento altrui.

LO SVILUPPO SOCIALE

I PRIMI 2 ANNI: IL BAMBINO "ESSERE SOCIALE"
Lo sviluppo sociale riguardala capacità di interagire con gli altri e di costruire legami stabili. Le fasi principali dello sviluppo della dimensione sociale:
-dalla nascita ai 2 anni: il bambino può già essere definito "essere sociale" poiché riesce ad instaurare relazioni con figure diverse dalla madre come ad esempio il padre, i nonni e le educatici con i quali gli risulta più semplice interagire. è però comunque possibile favorire le relazioni fra pari (con i coetanei) che aiuteranno poi il bambino permettendogli


una maggiore apertura verso gli altri.

DAI 2 AI 6 ANNI: I SISTEMI ECOLOGICI DI BERTALANFFY
In questo periodo il mondo sociale del bambino si allarga anche grazie alle occasioni offerte dalla scuola, ambiente che diventa rilevante per i processi di socializzazione.
Il modello teorico dei sistemi ecologici sottolinea la complessità delle dimensioni che influiscono sullo sviluppo della sfera sociale. Le reti di influenza che interagiscono sono multi-direzionali, quindi gli individui influenzano i sistemi che li circondano ma a loro volta ne sono influenzati.
IL CONTESTO DELLO SVILUPPO DI BRONFENBRENNER


Secondo Urie Bronfenbrenner l' ambiente sociale dell'individuo è il contesto dello sviluppo. Il bambino non viene influenzato solo dai contesti a lui più prossimi (famiglia, coetanei) detti micro-sistemi, ma anche dall'interazione reciproca dei contesti (genitori-insegnanti). Le interazioni tra micro-sistemi sono chiamate meso-sistemi. Gli individui appartenenti ad un micro-sistema che vengono condizionati da coloro che non ne fanno parte sono chiamati eso-sistema. Un'altra importante influenza viene esercitata dal macrosistema, ossia dal contesto culturale, dalle norme, dai valori, dalle leggi, ecc...
LA FUNZIONE DEL GIOCO
Una delle attività che favorisce maggiormente la socializzazione dai 2 ai 6 anni è il gioco, che consiste in un continuo scambio sociale con altri bambini. Piaget sottolinea la differenza tra il gioco di padronanza e tra quello simbolico. Nel gioco di padronanza il bambino effettua attività che lo divertono e ripete schemi comportamentali attraverso i quali costruisce nuovi schemi cognitivi, mentre nel gioco simbolico il bambino applica uno schema di comportamento ad una situazione immaginaria o ad oggetti inesistenti.
DAI 6 AGLI 11 ANNI: LO "SNODO" DELLA SCUOLA


L'inizio della scuola rappresenta, per certi bambini, un momento di forte discontinuità poiché è l'inizio di una serie di richieste impegnative da parte dell'ambiente esterno alla famiglia. I bambini in questo periodo si trovano a dover imparare ad accettare nuove regole. Un bambino infatti diventa socialmente competente nel momento in cui accetta le regole, le rispetta e instaura con adulti e coetanei rapporti stabili.
IL MODELLO DI COMPETENZA SOCIALE DI DODGE
Secondo lo psicologo americano Kenneth Dodge l'interazione sociale fra pari è un compito che presenta molti problemi. Egli infatti propone un modello di competenza sociale secondo il quale i bam
bini sin da piccoli ricevono una serie di stimoli che vengono elaborati internamente e tradotti esternamente in un comportamento a cui fa seguito l'elaborazione che ne fanno i coetanei.

L'ADOLESCENZA: IL CONFLITTO TRA SCELTA E IDENTITÀ


Durante il periodo dell'adolescenza il ragazzo ricerca la propria identità personale e l'autonomia.


Già nella preadolescenza vi sono le prime manifestazioni della sessualità e i/le ragazzi/e entrano nello stadio operatorio formale nel quale vengono affinate le capacità logiche, di astrazione e di confronto e vengono esercitate le prime critiche verso le idee e i comportamenti degli adulti. Durante l'adolescenza acquista molta importanza il sentimento dell'amicizia, infatti le relazioni con i coetanei rafforzano il senso d' identità. Durante tale fase alcuni adolescenti iniziano a sfidare le regole imposte dai genitori o dalla società infrangendole 

TALCOTT PARSONS E LO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO

LA SOCIETA' INDUSTRIALE AVANZATA Una nuova corrente sociologica si è sviluppata negli Stati Uniti nel corso degli anni Trenta, sopra...